La mattina del 5 agosto 1945, poche ore prima dell'alba, il quadrimotore B-29 "Enola Gay" (nome della madre del pilota, il ventinovenne Paul W. Tibbets) si alza in volo da Tinian con a bordo 12 uomini di equipaggio e un unico ordigno bellico, che risulterà decisivo per la sorte del Giappone: una bomba atomica, denominata dagli statunitensi "Little boy". Lungo tre metri, con un diametro di uno e mezzo e un peso di cinque tonnellate, non ha un bersaglio preciso: verrà deciso al momento, secondo le condizioni atmosferiche.
Arriva il bollettino meteorologico: "a Kokura cielo coperto in prossimità del suolo per nove decimi; a Nagasaki coperto totalmente; a Hiroshima quasi sereno, visibilità 10 miglia" Il bersaglio è scelto.
Il 6 agosto, a 8000 metri d'altezza, alle 8.15 sganciò la bomba, e gli uomini dell'equipaggio inforcarono gli occhiali scuri come era stato loro ordinato. Nessuno di loro sapeva cosa sarebbe accaduto negli istanti seguenti. Eseguivano soltanto un ordine preciso.
Alla bomba era attaccato un paracadute che, per mezzo di un apparecchio appositamente studiato, si aprì com'era previsto. La bomba oscillò, sempre scendendo verso terra, appesa al paracadute.
A 500 metri dal suolo scatta l'accensione all'interno della bomba: un neutrone viene sparato contro atomi di uranio 235, scatenando una reazione a catena.
In un milionesimo di secondo, un nuovo sole si accese nel cielo, in un bagliore bianco, abbagliante.
Fu cento volte più incandescente del sole nel firmamento.
E questa palla di fuoco irradiò milioni di gradi contro la città di Hiroshima.
In questo secondo, 80.000 persone arsero vive.
In questo secondo, 70.000 persone subirono gravi ferite e morirono successivamente per le radiazoni.
In questo secondo, 7.000 case furono sbriciolate e scagliate in aria dal risucchio di un vuoto d'aria, per chilometri di altezza nel cielo sottoforma di una colossale nube di polvere.
In questo secondo, crollarono 3.000 edifici, le cui macerie si incendiarono.
In questo secondo, raggi mortali di neutroni e raggi gamma, bombardarono il luogo dell'esplosione per un raggio di un chilometro e mezzo.
In questo secondo, l'uomo, che Dio aveva creato a sua immagine e somiglianza, aveva compiuto, con l'aiuto della scienza, il primo tentativo per annientare se stesso.
Il tentativo era riuscito.
Il presidente americano Truman, che ordinò lo sgancio della bomba, è felice:
"Con questa bomba noi abbiamo ora raggiunto una gigantesca forza di distruzione, che servirà ad aumentare la crescente potenza delle forze armate. Stiamo ora producendo bombe di questo tipo, e produrremo in seguito bombe anche più potenti"
(Comunic.Ansa, 6 agosto 1945, ore 20,45)
2 commenti:
Per fortuna i presidenti che vi sussedettero non l'anno pensata allo stesso modo...
Non le hanno più usate, ma ora l'America ha una quantità di simili ordigni sufficiente a cancellare ogni forma di vita dal pianeta per decine di volte.
90 testate nucleari le abbiamo qui in Italia...
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