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L'Aquila: tutto perfetto!


Marina Villa, 50 anni, nella trasmissione di "Forum" di venerdì si dichiara "terremotata aquilana e commerciante di abiti da sposa" in separazione dal marito Gualtiero. Ed è lì in tv con il coniuge a discutere della separazione davanti al giudice del tribunale televisivo.
Ma è tutto finto.
Lei non è dell'Aquila, non è commerciante, è semplicemente stata pagata per raccontare che a l'Aquila la ricostruzione è perfetta: "L'Aquila è ricostruita"; "Ci sono case con giardini e garage"; "La vita è ricominciata"; chi si lamenta "lo fa per mangiare e dormire gratis". Per questo "ringraziamo il presidente..." . "Il governo... "
La Repubblica

Balle a reti unificate

Questa sera il viscido insetto non avrà avversari. Ballarò e Matrix sono state rinviate perchè ogni italiano teledipendente sia praticamente costretto a seguire la puntata speciale di "Porta a Porta", dedicata alla consegna delle case in Abruzzo.
La mossa di svuotamento del palinsesto è già deplorevole di per se, ma il bello è che Berlusconi si vanterà del fatto che gli sfollati sono stati accasati nei tempi previsti, anche se in realtà le C.A.S.E. costruite dal governo non sono ancora pronte, e quelle che si vedranno sono quelle realizzate dalla provincia di Trento.
I cittadini di Onna dovevano andare nelle abitazioni del "Progetto C.A.S.E." e non ci sono voluti andare, e si sono organizzati in Onlus; hanno fatto pressioni sulla protezione civile e finalmente hanno ottenuto delle casette di legno vicino alle loro case. 92 case in legno che hanno una metratura di 40 o 70 metri quadrati e ospiteranno in totale circa 300 persone.
Il progetto e' stato finanziato dalla Provincia autonoma di Trento e dalla Croce rossa e replica in tutto e per tutto la pianta del vecchio centro abitato di Onna. In questo modo le famiglie ritroveranno gli stessi vicini e la stessa struttura del centro abitato.

Oltre 30mila persone sono ancora sulla costa e circa 16mila nelle tende. Alcuni campi sono stati chiusi, ma gli sfollati sono stati alloggiati in alberghi e nella caserma.
Le proteste e gli striscioni si sprecano, da parte della popolazione presa per il culo e utilizzata come propaganda dal governo in una sorta di reality show, ma sono tenuti a bada dall'esercito.
Ecco cosa non vedrete mai in tv:



Articoli:
Corriere
Alessandro Tauro
Bambini Coraggiosi
MissKappa

G8 col botto

Una grande idea (tanto per cambiare) quella di Berlusconi, di spostare il G8 a l'Aquila, lasciando i lavori alla Maddalena, che erano già cominciati, uno dei mille buchi neri italiani dove far scomparire i soldi, e i lavoratori con un pugno di mosche.
Anche l'Abruzzo (la terra d'Abruzzo) protesta e si lamenta: lo sciame sismico non dà tregua. Questa notte si sono registrate tre nuove scosse di terremoto. Le prime due (alle 4.10 e alle 4.22) entrambe nel comprensorio aquilano ed entrambe di magnitudo 2.0. La terza alle 5.34, con epicentro nella Valle dell'Aterno a pochi chilometri dal capoluogo, con una magnitudo di 2.6.

Intanto nella notte c'è stata la prima manifestazione dei comitati aquilani. Una fiaccolata, a tre mesi dal devastante terremoto, alla quale hanno partecipato oltre 2000 persone ha voluto ricordare le vittime e chiedere "verità e giustizia senza marchi né divise".

"Ribadiamo che la fiaccolata e' un'occasione in cui la comunita' tutta e' coinvolta per ricordare le vittime per chiedere verità per tutto quello che è accaduto e giustizia per coloro che sono responsabili di mancanze o speculazioni. Sentiamo l'urgenza di riappropriarci del nostro lutto e vogliamo farlo in maniera collettiva per ricostruire insieme il senso e il futuro delle nostre comunita', messi in crisi dalla violenza del sisma, prima, e dall'arroganza del potere, poi. Memoria, verita' e giustizia in un stile sobrio, il piu' possibile lontano dal clamore degli spettacoli di piazza e in aperta opposizione alle parate di regime."
(Repubblica)

TELEFONINI MUTI
L'imminenza dell'importante appuntamento internazionale, che vedrà gravare su Roma centinaia di delegazioni dirette al capoluogo abruzzese, avrebbe già portato nella Capitale le prime conseguenze in termini di disagi avvertiti dalla popolazione: i cellulari di centinaia di romani e turisti, da qualche giorno, funzionano «a singhiozzo». Problemi di connessione e comunicazione, strani silenzi, linee in crisi. Le tante chiamate ai gestori delle compagnie di telefonia mobile confermano il sospetto che in città siano già attivi i dispositivi «jammer»: apparecchi in grado di mettere a tacere i cellulari. Impianti di sicurezza fondamentali nella prevenzione di attentati: le autobomba possono essere innescate con un segnale Gsm, spiegano gli esperti di sicurezza. Ma alcuni esperti minimizzano: forse sono in corso test con i jammer, ma si tratta di apparecchi utilizzati solo al passaggio dei cortei ufficiali. Più che altro, insistono i più prudenti, si sta diffondendo la «psicosi da G8».

Le misure di sicurezza attivate in vista del summit - e secondo indiscrezioni destinate a divenire più severe già dal 4 luglio - ricalcano quelle, durissime, adottate nel 2001 per il G8 di Genova.
Stretta degli aeroporti, controllo dei cieli, anche l'aereo-spia senza pilota Predator sorvolerà l'area. (Repubblica)

Ho visto l'Aquila

Questa lettera è stata scritta da Andrea Gattinoni, un attore che si trovava a L’Aquila per presentare un film. Le parole sono dirette a sua moglie ma rappresentano un’efficace testimonianza per tutti quelli che a L’Aquila non ci sono ancora stati.

Ho visto l’Aquila.
Un silenzio spettrale, una pace irreale, le case distrutte, il gelo fra le rovine. Cani randagi abbandonati al loro destino. Un militare a fare da guardia ciascuno agli accessi alla zona rossa, quella off limits. Camionette, ruspe, case sventrate. Tendopoli.
Ho mangiato nell’unico posto aperto, dove vanno tutti, la gente, dai militari alla protezione civile. Bellissimo. Ho mangiato gli arrosticini e la mozzarella e i pomodori e gli affettati. Siamo andati mentre in una tenda duecento persone stavano guardando “Si Può Fare” . Eravamo io, Pietro, Michele, Natasha, Cecilia, AnnaMaria, Franco e la sua donna.
Poi siamo tornati quando il film stava per finire. La gente piangeva. Avevo il microfono e mi hanno chiesto come si fa a non impazzire, cosa ho imparato da Robby e dalla follia di Robby, se non avevo paura di diventare pazzo quando recitavo.

Ho parlato con i ragazzi, tutti trentenni da fitta al cuore. Chi ha perso la fidanzata, chi i genitori, chi il vicino di casa.
Francesca stanno malissimo.
Sono riusciti ad ottenere solo ieri che quelli della protezione civile non potessero piombargli nelle tende all’improvviso, anche nel cuore della notte, per CONTROLLARE.
Gli anziani stanno impazzendo. Hanno vietato internet nelle tendopoli perché dicono che non gli serve. Gli hanno vietato persino di distribuire volantini nei campi, con la scusa che nel testo di quello che avevano scritto c’era la parola ‘cazzeggio’.
A venti chilometri dall’Aquila il tom tom è oscurato. La città è completamente militarizzata. Sono schiacciati da tutto, nelle tendopoli ogni giorno dilagano episodi di follia e di violenza inauditi, ieri hanno accoltellato uno.
Nel frattempo tutte le zone e i boschi sopra la città sono sempre più gremiti di militari, che controllano ogni albero e ogni roccia in previsione del G8.
Ti rendi conto di cosa succederà a questa gente quando quei pezzi di ***** arriveranno coi loro elicotteri e le loro auto blindate? Lì????
Per entrare in ciascuna delle tendopoli bisogna subire una serie di perquisizioni umilianti, un terzo grado sconcertante, manco fossero delinquenti, anche solo per poter salutare un amico o un parente. Non hanno niente, gli serve tutto. (Hanno) rifiutato ogni aiuto internazionale e loro hanno bisogno anche solo di tute, di scarpe da ginnastica.
Per far fare la messa a Ratzinger, il governo ha speso duecentomila euro per trasportare una chiesa di legno da Cinecittà a L’Aquila.

Poi c’è il tempo che non passa mai, gli anziani che impazziscono. Le tendopoli sono imbottite di droga. I militari hanno fatto entrare qualunque cosa, eroina, ecstasy, cannabis, tutto. E’ come se avessero voluto isolarli da tutto e da tutti, e preferiscano lasciarli a stordirsi di qualunque cosa, l’importante è che all’esterno non trapeli nulla. Berlusconi si è presentato, GIURO, con il banchetto della Presidenza del Consiglio. Il ragazzo che me l’ha raccontato mi ha detto che sembrava un venditore di pentole. Qua i media dicono che lì va tutto benissimo. Quel ragazzo che mi ha raccontato le cose che ti ho detto, insieme ad altri ragazzi adulti, a qualche anziano, mi ha detto che "quello che il Governo sta facendo sulla loro pelle è un gigantesco banco di prova per vedere come si fa a tenere prigioniera l’intera popolazione di una città, senza che al di fuori possa trapelare niente". Mi ha anche spiegato che la lotta più grande per tutti lì è proprio non impazzire. In tutto questo ci sono i lutti, le case che non ci sono più, il lavoro che non c’è più, tutto perduto.

Prima di mangiare in quel posto abbiamo fatto a piedi più di tre chilometri in cerca di un ristorante, ma erano tutti già chiusi perché i proprietari devono rientrare nelle tendopoli per la sera. C’era un silenzio terrificante, sembrava una città di zombie in un film di zombie. E poi quest’umanità all’improvviso di cuori palpitanti e di persone non dignitose, di più, che ti ringraziano piangendo per essere andato lì. Ci voglio tornare. Con quella luna gigantesca che mi guardava nella notte in fondo alla strada quando siamo partiti e io pensavo a te e a quanto avrei voluto buttarmi al tuo collo per dirti che non ti lascerò mai, mai, mai.

Dentro al ristoro privato (una specie di rosticceria) in cui abbiamo mangiato, mentre ci preparavano la roba e ci facevano lo scontrino e fuori c’erano i tavoli nel vento della sera, un commesso dietro al bancone ha porto un arrosticino a Michele, dicendogli ‘Assaggi, assaggi’. Michele gli ha detto di no, che li stavamo già comprando insieme alle altre cose, ma quello ha insistito finché Michele non l’ha preso, e quello gli ha detto sorridendogli: "Non bisogna perdere le buone abitudini".

Domani scriverò cose su internet a proposito di questo, la gente deve sapere.
Anzi metto in rete questa mia lettera per te.

Andrea Gattinoni, 11 maggio notte.

Fonte

Lettera dall'Abruzzo

Ricevo una lettera scritta da Laura (29 aprile 2009), giovane studentessa universitaria di Colle di Roio, paesino colpito dal terremoto. Il testo mette in luce il punto di vista di chi il terremoto lo ha subito e, al di là dei proclami e la propaganda del governo del tipo "tutto sotto controllo" che tutti i giornali e le televisioni si sono affrettati a divulgare senza il minimo spirito critico, sta sperimentando come funzioni in realtà la macchina degli aiuti...

"Ciao a tutti, oggi è il 20 aprile 2009. Per molti Abruzzesi lo sguardo è congelato all’alba del 6 Aprile 2009. Io, fisso il mio sull’ennesimo sorriso paterno e rassicurante del nostro Presidente del Consiglio, che campeggia sul paginone centrale de Il Centro, quotidiano locale e che ancora una volta (pure quando un minimo di decenza richiederebbe moderazione), fa sfoggio di capacità ed efficienza facendo grandi promesse nella speranza che si dimentichi il prima possibile (si sa gli italiani hanno memoria moooolto corta), che fino al 5 aprile nel meraviglioso piano casa che si intendeva vararare a imperitura soluzione della crisi economica, di norme antisismiche nemmeno l’ombra".

"Vi scrivo da Colle di Roio (Aq) uno dei paesini colpiti dal sisma del 6 aprile 2009. Il mio paese... Trovo molto difficile fare ordine nel turbinio di pensieri che mi gonfiano la testa, ma ci proverò. E scrivo questa nota perchè credo che solo uno strumento quale la rete permetta di conoscere altre verità, senza mediazioni se non dell’autore".

"Il nostro campo è abitato da circa trecento persone, distribuite in una quarantina di tende. Tornati da una vacanza mai iniziata, assieme a Pierluigi, abbiamo cercato di dare un contributo alle attività di gestione della tendopoli che, nel frattempo, (era passata già una settimana dall’inaspettato evento), era andata sviluppandosi".

"Come sapete non sono un tecnico, nè ho una qualche esperienza di gestione logistica e di personale in situazioni di emergenza e quanto vi racconto può essere viziato da uno stato di fragilità emotiva (immagino mi si potrà perdonare). Il fatto è, che a fronte di uno sforzo impagabile profuso da molte delle persone presenti nel nostro campo, (volontari della protezione civile, della croce verde/rossa, vigili del fuoco, forze di polizia etc...), inarrestabili fino allo sfinimento, ci siamo trovati, o sarebbe meglio dire ci siamo purtroppo imbattuti, nella struttura ufficiale della Protezione Civile stessa e nel suo sistema organizzativo".

"La splendida macchina degli aiuti, per quanto ho visto io, poggia le sue solide e certamente antisismiche basi, sulle spalle e sulle palle dei volontari; il resto da’ l’impressione di drammatica improvvisazione. E non perchè non si sappia lavorare o non si abbiano strumenti e mezzi, ma semplicemente ed a mio parere, perchè si è follemente sottovalutato il problema fin dall’inizio".

"Se vero che il terremoto non è prevedibile è altrettanto vero che tutte le scosse precedenti (circa trecento più o meno violente prima dell’inaspettato evento) dovevano rappresentare un serio monito. Perchè non è servito il fatto che due settimane prima del sisma alcuni palazzi presenti in via XX settembre a L’Aquila, poi miseramente sventrati, erano già stati transennati perchè le scosse che si erano susseguite fino a quel momento (la più alta di 4° grado, quindi poca cosa...) avevano fatto cadere parte degli intonaci e dei cornicioni..."

"Una persona minimamante intelligente, a capo di una struttura così grande quale la protezione civile, avrebbe dovuto schierare i propri uomini alle porte della città, come un esercito, pronto a qualsiasi evenienza. Ed invece mi trovo a dover raccontare che le prime venti tende del nostro campo se le sono dovute montare i cittadini del paese (ancora stravolti dal sisma), con l’aiuto di una manciata di instancabili volontari, che manca un coordinamento tra i singoli gruppi presenti, che la segreteria del campo (che cerchiamo di far funzionare), è rimasta attiva fino a ieri con un Pc portatile di proprietà di mia proprietà, acquistato "sia mai dovesse servire", e con quello di un volontario; che siamo stati dotati di stampante e telefono ma per la linea Adsl (in Italia ancora uno strano coso...) stiamo ancora aspettando e quello che siamo riusciti a mettere in piedi è merito dell’intelligenza di qualche giovane del posto e dei suoi strumenti tecnici; che abbiamo dovuto chiamare chi disinfettasse e portasse via mucchi di vestiti perchè arrivati sporchi e non utilizzabili; che che fino dieci giorni dal sisma avevamo un rubinetto per trecento persone, nessuna doccia, circa 20 bagni chimici e nessun tipo di riscaldamento per le tende".

"Vi ricordo che in Abruzzo e a L’Aquila in particolare la primavera fatica ad arrivare e che anche in queste notti la temperatura continua ad essere prossima prossima allo zero. Non ci si può quindi stupire che molte persone, la maggior parte delle quali anziane (e non tutte con la dentiera...), cocciutamente ed in barba alle direttive che vietano di rientrare nelle case, contiunano a fare la spola dalla tenda al bagno di casa".

"Potreste obbiettare che tutto sommato e visti i risultati raggiunti nel seguire più di quarantamila sfollati questi problemi sono inevitabili e bisogna solo avere pazienza. Condivido il ragionamento".

"Quello che mi lascia stupito, che la gente non sa e che gli organi di informazione si guardano bene dal dire è che tutta la macchina si basa all’atto pratico, sulla volontà ed il cuore di persone che lasciano le loro case e le loro famiglie e che non pagate, cercano di ridare un minimo di dignità e conforto a chi, a partire dalla propria intimità, ha perso tutto o quasi. La protezione civile che molti immaginano (alla Bertolaso per intenderci) non esiste nei campi, almeno non nel nostro. I volontari si alternano, perchè obbligati ad andarsene dopo circa 7 giorni".

Cosa comporta tutto questo?
"Che ogni settimana si vedono facce nuove con la necessità di ricominciare a conoscersi ed imparare a coordinarsi, che il capo campo cambia anche lui con gli altri e quindi può avere esperienza o meno, che spesso, ed è il nostro caso, la gestione di alcune attività è affidata ai terremotati perchè non viene inviato personale apposito, con inevitabili problemi, invidie acrimonie e litigate tra...poveri".

Volete un esempio cristallino della disorganizzazione?
"La nostra psicologa, giunta al campo per propria cocciuta volontà, è rimasta anche lei solo una settimana. Vi immaginate quale può essere l’aiuto ed il sostegno che una persona addetta può dare e quale fiducia può risquotere per permettere alle persone di aprirsi, se cambia con cadenza domenicale??? A questo si aggiungano l’inesperienza di molte persone (spesso e per fortuna sconfitta dalla volontà di far bene) e le tristi e umilianti dimostrazioni di miseria umana che ci caratterizzano e che risultano ancora più indecenti ed inaccettabili in casi di emergenza".

Qualcosa di buono però ragazzi l’ho imparato.
"Ho imparato che per la richiesta di materiale devo inviare un modulo apposito e che a firmare lo stesso non deve essere il capo campo, la cui responsabilità, fortuna sua, è solo quella di gestire trecento vite, trecento anime, più tutti coloro che ci aiutano dalla sera alla mattina, ma serve il visto del Sindaco, oppure del presidente di circoscrizione oppure di un loro delegato (pubblico ufficiale). Noi dopo aver speso due giorni per individuare chi dovesse firmare questi benedetti moduli, sappiamo che dobbiamo prendere la macchina e quando serve (ovviamente più volte al giorno), raggiungerlo al comune".

Un’ultima noticina.
"Due giorni fa la Protezione civile si è riunita con gli esperti, ed ha ritenuto che non vi siano motivi di preoccupazione relativamente alle dighe abruzzesi (la terra trema ogni giorno). Ora ricordandomi che analoga sicurezza era stata espressa all’alba di una scossa di quarto grado e pochi giorni prima che il nostro inaspettato evento facesse trecento morti e azzerasse l’economia e la vita di migliaia di persone...ho provveduto, poco elegantemente, ad eseguire il noto gesto scaramantico..."

Però dei regali li ho ricevuti.
"Sono le lacrime di molte delle persone che hanno lavorato alla tendopoli, trattenute a stento nel momento dei saluti; sono le parole e gli sguardi dei vecchi del paese, che mescolano dignità e paura, coraggio e rassegnazione, senza mai un lamento".

Un’altra cosa.
"Vi prego chiunque di voi possa, prenda il treno l’aereo o la macchina e si faccia un giro per L’Aquila e d’intorni. Le tendopoli non sono tutte come quelle a Collemaggio. Scoprirete il livello di falsità che viene profuso a piene mani dagli organi di comunicazione oramai supini e del livello di indecenza del ns presidente del consiglio che prima con lacrime alla cipolla e poi con sorrisi di plastica distribuisce garanzie e futuro a chi, vivendo in tenda e saggiando sulla pelle la situazione sa, che sono tutte palle".

"I morti sono serviti subito per mostrarsi umano e vicino alle famiglie, ma ora è meglio dimenticarli in fretta..Via via..nessuna responsabilità, nessun dolo. I pm sono dei malvagi.. ricostruiamo in fretta.. forza la vità e bella, vedrete, tra un mese sarete tutti a casa... Conoscete i nomi delle famiglie che doveva ospitare nelle sue ville? Le virtù umane travalicano gli eventi, le sue miserie non hanno confini".

Se volete vi prego fortemente di inviare questa mail a quanti vi sono amici. La stampa nazionale si è guardata bene dal pubblicarla.

Un saluto a tutti
Laura

Lettera di una studentessa de L'Aquila

“Queste sono delle vittime innocenti. Vittime di farabutti che hanno speculato sull’edilizia.”
Ha detto così il padre di uno dei ragazzi vittime di questo terremoto.

Io ero lì, a L’Aquila. Dormivo tranquilla, un po’ perché in fondo con le piccole scosse eravamo abituati a convivere, un po’ perché casa mia era costruita secondo le norme antisismiche, casa mia era un palazzo nuovo.
Quella notte tanti altri ragazzi come me sono andati a dormire con la mia stessa tranquillità. La differenza tra me e loro è che io sono ancora viva. Loro no.
Io sono viva perché casa mia era davvero antisismica. E loro sono morti perché…. già, perché sono morti?
Perché edifici teoricamente nuovi si sono sbriciolati più velocemente di costruzioni risalenti al 1500 (o addirittura al 1200)? Io non credo, come qualcuno ha detto, che porsi domande di questo genere rappresenti una mancanza di rispetto nei confronti delle vittime.

Ricordo che, di prima mattina, una mia vicina di casa che possedeva un’auto si era recata alla questura lì vicino. Volevamo informarci se potevamo dare una mano ai soccorsi, sapevamo già che c’erano dei morti e ci sentivamo inutili a stare fuori dalle case, in pigiama, in balìa della paura. Questa ragazza, una volta entrata, si è trovata davanti un ufficiale che stava lì seduto a girarsi i pollici; questo signore le ha detto che per ora non si sapeva nulla, che quella sera, in un campo sportivo, si sarebbe tenuta una riunione aperta alla cittadinanza; lì si sarebbero coordinate le azioni di soccorso, chi voleva dare una mano avrebbe dato il nominativo e poi si sarebbe deciso chi doveva fare cosa…ma come?? Mesi di sciame sismico, e nessuno aveva pensato a stabilire un piano nel caso fosse successa una cosa simile?? Bisognava attendere la sera dopo il disastro???

Una ragazza che ha perso il fratello nel crollo della casa dello studente ieri ha detto “I nostri genitori ci mandavano qui a studiare…non a morire.” Non credo sia una mancanza di rispetto sottolineare che, come in tutte le catastrofi naturali, come nelle guerre, anche stavolta le prime vittime sono i poveri. I ragazzi che vivevano nella casa dello studente erano lì perché avevano vinto una borsa di studio. Erano lì perché erano delle persone meritevoli, non dei figli di papà viziati che stanno all’università per divertirsi. Le loro famiglie non erano in grado di mantenerli, perciò lo Stato avrebbe dovuto garantirgli il diritto allo studio.

Gli ha garantito il dovere alla morte.

Quel palazzo era del 1980. Ed era stato ristrutturato solo due anni fa. Eppure, l’intera parte posteriore è crollata. Ma non è una sorpresa per alcuni dei ragazzi, che giorni prima del crollo avevano segnalato la presenza di crepe nell’edificio, che durante le scosse dei giorni precedenti avevano più volte contattato i vigili del fuoco, ma non avevano ottenuto risposte, che lamentavano la totale assenza di scale d’emergenza.
Niente scale d’emergenza, in un edificio concepito per ospitare 150 persone… e se la tragedia non fosse successa in un periodo così vicino alle vacanze di pasqua? e se invece degli 80 studenti che vi si trovavano, l’edificio fosse stato pieno?

Uno dei soccorritori che scavava tra le macerie della casa dello studente, intervistato, ha esclamato con amarezza: “Ma quale cemento armato, questo, due colpi di pala e si sbriciola tutto!...”

Le parti più nuove dell’ospedale San Salvatore (le prime a crollare) sono state costruite da un’impresa nota come IMPREGILO, la stessa impresa responsabile dello scandalo della spazzatura a Napoli (che ci ha riempito d’orgoglio con il resto del mondo) e la stessa che, a quanto sembra, avrà affidati i lavori per il ponte sullo Stretto di Messina.

La più grande ditta produttrice di cemento armato in Italia è da mesi sotto sequestro, accusata di rapporti con la mafia e di truffa, ossia di rubare, impiegando pochissimo cemento e troppa ghiaia e altri materiali inerti negli edifici che costruiva.

Nelle intercettazioni si sentono i costruttori fare dialoghi del tipo:
“Quanta sabbia vogliamo mettere oggi? E quanto pietrisco?”
“Ma non potremmo fare le cose a norma almeno questo mese?”
“No no, viene a costare troppo…”

E’ UNA MANCANZA DI RISPETTO DIRE CHE QUESTI SONO DEGLI ASSASSINI, CHE DEVONO MARCIRE IN GALERA, CHE BISOGNA FARE IN MODO CHE NESSUNO, MAI PIU’, PER IL RESTO DEI LORO GIORNI, GLI CONSENTA DI SVOLGERE IL LORO LAVORO?

Non credo neanche che abbia mancato di rispetto il giornalista che, durante la conferenza stampa, ha chiesto al nostro presidente del consiglio perché i soldi del “Piano Casa” non erano stati usati per rinforzare gli edifici già esistenti, invece di costruirne di nuovi.

“Non abbiamo la bacchetta magica… mica possiamo fare tutto antisismico….” È stata la risposta.

È vero, non hanno la bacchetta magica. Hanno sei miliardi di euro per costruire il ponte sullo Stretto di Messina. Un progetto che gli architetti più famosi del mondo hanno definito irrealizzabile. Un’opera che non starà mai in piedi. Ma si sa, che gli architetti famosi sono tutti ex agenti del KGB.

E poi, già, il Piano Casa… ma in quanti sanno che il Piano Casa elimina il ruolo dei comuni nel controllo della stabilità degli edifici, ruolo delegato esclusivamente al proprietario e al progettista? E se il proprietario e il progettista decidono di andare al risparmio, chi gli impedirà di fare i loro porci comodi?

Ma si sa, l’Italia è un Paese dove si indaga, fino a che non si tocca uno importante… allora si cambia la legge.

Come dice il prof. di urbanistica Antonello Boatti, le norme antisimiche possono essere applicate anche per recuperare edifici antichi…le università se ne interessano da tempo. Ma naturalmente, queste tecnologie richiedono denaro, e in Italia i fondi alle università vengono tagliati.

A piangere ora siamo bravi tutti. Chi non piangerebbe alla vista di una madre che si dispera sulla bara del figlio? Chi non proverebbe rabbia? Purtroppo, l’Italia storicamente è un paese che batte i record per le indignazioni più brevi del pianeta. Pian piano, la gente ritornerà alle proprie vite, a lamentarsi del tempo e dell’inflazione…ma nelle famiglie che hanno perso un figlio, un fratello, un genitore, quel posto vuoto a tavola ci sarà per sempre, ogni giorno; quei sorrisi giovani e pieni di vita, gli abbracci e le carezze di quei ragazzi, saranno per sempre una mancanza lacerante nella vita di chi li ha amati.

E quel qualcuno (perché qualcuno c’è di sicuro) che ha la responsabilità di tutto questo, dovrà pagare per le vite che ha spezzato. E noi, studenti sopravvissuti, non dovremo avere pace finché questo non avverrà. Il nostro fiato sul collo sarà la loro tortura. Come dice Marco Travaglio, tante volte è stato detto “Mai più”, fino al terremoto successivo. Stavolta, nessuno deve dimenticare.

Noemi Alagia,
Studentessa del secondo anno in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica, L’Aquila

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