Marco Travaglio a Pescara, Auditorium De Cecco. Venerdì 8 maggio 2009.
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Il calabrone-spia
Il "PD-100 Black Hornet" è il più piccolo elicottero al mondo equipaggiato con microtelecamera nella pancia. È stabile e resiste pure ai colpi di vento. All'esterno il profilo del "calabrone nero" è talmente sottile che, già a pochi metri d'altezza, si confonde nel paesaggio.
È azionato da un micro motore elettrico ed è grande appena 10 centimetri. Pesa 15 grammi, raggiunge le 20 miglia all'ora ed ha un'autonomia di volo di 15 minuti. Oltre a fungere da potenziale "spia" da ufficio è pensabile un suo utilizzo anche per il controllo del traffico e, soprattutto, per missioni di sicurezza o militari.
Fonte
È azionato da un micro motore elettrico ed è grande appena 10 centimetri. Pesa 15 grammi, raggiunge le 20 miglia all'ora ed ha un'autonomia di volo di 15 minuti. Oltre a fungere da potenziale "spia" da ufficio è pensabile un suo utilizzo anche per il controllo del traffico e, soprattutto, per missioni di sicurezza o militari.
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Windows7 look per KDE
Vistar7 è un pack di trasformazione del window manager KDE che rende l’interfaccia uguale a quella di Windows 7.
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Bicicletta il mezzo più pericoloso
Una breve considerazione sull'articolo del corriere così titolato.
Andare in bicicletta è più pericoloso che andare in auto o in moto. Il rischio di mortalità, calcolando come valore medio 1, per le biciclette è di 2,18, il più alto in assoluto. Per le autovetture il tasso di mortalità è pari a 0,78, per i camion 0,67, per i pullman 0,48, per i ciclomotori 1,06, per le motociclette 1,96.
Non un minimo accenno alla banale, semplice osservazione che in un incidente auto-bici, il ciclista potrebbe farsi molto molto male, mentre l'automobilista, nella sua scatoletta metallica, al limite lamenterà qualche graffio. Sulla carrozzeria ovviamente.
Andare in bicicletta è più pericoloso che andare in auto o in moto. Il rischio di mortalità, calcolando come valore medio 1, per le biciclette è di 2,18, il più alto in assoluto. Per le autovetture il tasso di mortalità è pari a 0,78, per i camion 0,67, per i pullman 0,48, per i ciclomotori 1,06, per le motociclette 1,96.
Non un minimo accenno alla banale, semplice osservazione che in un incidente auto-bici, il ciclista potrebbe farsi molto molto male, mentre l'automobilista, nella sua scatoletta metallica, al limite lamenterà qualche graffio. Sulla carrozzeria ovviamente.
L'Istat e l'Eurostat sono complottisti di sinistra
La crisi economica «non è ancora finita, ma il peggio è alle nostre spalle» ha poi aggiunto Berlusconi. «È una crisi in gran parte psicologica - ha detto il premier - ma la sinistra continua cantare la canzone del pessimismo. Non le ha portato bene perchè ha perso fiducia dei cittadini».
Queste le parole del berlusca, il giorno dopo l'uscita dei dati Eurostat.
Oggi, riporto i bolscevichi numeri dell'Istat:
L'indice della produzione industriale segna a marzo 2009 una flessione congiunturale, rispetto al mese precedente, del 4,6%. La variazione congiunturale della media degli ultimi tre mesi rispetto a quella dei tre mesi immediatamente precedenti è pari a -9,8%.
La variazione tendenziale, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, secondo i dati corretti per gli effetti di calendario registra un calo annuo del 23,8%.
Come già per il dato di febbraio, il dato tendenziale corretto è ancora il più basso mai toccato nelle serie storiche dell'Istat (dal 1990, con il primo dato annuo a gennaio 1991).
Ovviamente, anche i ricchi piangono. Questo mi fa godere come un riccio.
Fonti: Corriere, Ansa
Queste le parole del berlusca, il giorno dopo l'uscita dei dati Eurostat.
Oggi, riporto i bolscevichi numeri dell'Istat:
L'indice della produzione industriale segna a marzo 2009 una flessione congiunturale, rispetto al mese precedente, del 4,6%. La variazione congiunturale della media degli ultimi tre mesi rispetto a quella dei tre mesi immediatamente precedenti è pari a -9,8%.
La variazione tendenziale, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, secondo i dati corretti per gli effetti di calendario registra un calo annuo del 23,8%.
Come già per il dato di febbraio, il dato tendenziale corretto è ancora il più basso mai toccato nelle serie storiche dell'Istat (dal 1990, con il primo dato annuo a gennaio 1991).
Ovviamente, anche i ricchi piangono. Questo mi fa godere come un riccio.
Fonti: Corriere, Ansa
Rebus (Odeon TV) - Scie Chimiche, il ritorno
Il giorno 11 maggio 2009, ore 20:45 circa, andrà in onda la puntata di Rebus (Odeon e Odeon24 (SKY827) dedicata alle scie chimiche. Maurizio Decollanz avrà come ospiti in studio il dottor Giorgio Pattera, biologo, e Rosario Marcianò, ricercatore indipendente e presidente del Comitato Tanker Enemy.
NOTA: gli ospiti non hanno percepito alcun compenso né rimborso spese; il contraddittorio è garantito da Maurizio Decollanz.
COME VEDERE L'EMITTENTE ODEON TV
FREQUENZE e CANALI:
- Le frequenze analogiche si possono verificare qui
- I canali, regione per regione: publivideo2.com
EMITTENTI AFFILIATE: E' una sindycation. I programmi di Odeon TV vanno in onda su: Canale 6, TVM (Friuli Venezia Giulia), Napoli canale 21 (Campania), TeleRoma Reporter (Lazio, Umbria), Canale 10 (Toscana), TeleAltoVeneto (Veneto), Telegenova (Liguria), TeleRegione (Puglia, Basilicata), Telecentro (Emilia Romagna, Marche), Telemed (Sicilia), Telereporter (Lombardia), Telereporter Sud (Calabria, Sicilia e Sardegna), Videonord, Videonovara, Retesette (Piemonte-Lombardia).
DTT: In Piemonte è attivo
SATELLITE: Sky Canale 827 - Hotbird 6 (13.0E) 11200.00 V, 27500
STREAMING: Non è disponibile in streaming
VIDEO ON DEMAND: disponibile a questo INDIRIZZO WEB
NOTA: gli ospiti non hanno percepito alcun compenso né rimborso spese; il contraddittorio è garantito da Maurizio Decollanz.
COME VEDERE L'EMITTENTE ODEON TV
FREQUENZE e CANALI:
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EMITTENTI AFFILIATE: E' una sindycation. I programmi di Odeon TV vanno in onda su: Canale 6, TVM (Friuli Venezia Giulia), Napoli canale 21 (Campania), TeleRoma Reporter (Lazio, Umbria), Canale 10 (Toscana), TeleAltoVeneto (Veneto), Telegenova (Liguria), TeleRegione (Puglia, Basilicata), Telecentro (Emilia Romagna, Marche), Telemed (Sicilia), Telereporter (Lombardia), Telereporter Sud (Calabria, Sicilia e Sardegna), Videonord, Videonovara, Retesette (Piemonte-Lombardia).
DTT: In Piemonte è attivo
SATELLITE: Sky Canale 827 - Hotbird 6 (13.0E) 11200.00 V, 27500
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VIDEO ON DEMAND: disponibile a questo INDIRIZZO WEB
C'è grossa crisi
Ieri, Eurostat, l’istituto europeo di statistiche, ha pubblicato un’altra serie di numeri da brivido. Scrivendo nero su bianco, in un bollettino ad hoc, che:
A febbraio, infatti, le vendite (in negozi e quant’altro) erano già calate di un 4%. Meno che a marzo. Ma sempre abbastanza per stracciare tutti i record negativi precedenti. Numeri, questi, completamente ignorati dalla stampa titolata italiota. E che, invece, avrebbero meritato un po’ più di attenzione. Perchè se in una società basata sul consumismo, i consumi scendono, c’è qualcosa che non torna. E perchè questi "segni meno" non preannunciano nulla di buono.
Secondo Eurostat, gli europei stanno davvero tirando la cinghia. E tagliando tutto il tagliabile (tanto è vero che il calo delle vendite di cibo, bevande e sigarette è stato addirittura del 5,2% in zona euro; e del 3,7% nell’Europa a 27). La domanda, ovviamente, è: perchè tanta difficoltà a mettere le mani al portafoglio anche per le piccole spese? E la risposta - con tutta probabilità - sta in un altro report vergato dall’ufficio europeo delle statistiche, pubblicato lo scorso 30 aprile, che diceva che:
Sempre a marzo 2008 e sempre secondo Eurostat: il numero di disoccupati europei ha sfondato la barriera dei 20 milioni. E solo nell’ultimo mese (da febbraio a marzo): i posti persi sono stati 626mila nell’Europa a 27 e 419mila in zona euro.
Se le persone perdono il posto (o hanno paura di perderlo), spendono meno. E non certo per il gusto di risparmiare. Ma per causa di forza maggiore.
Causa di forza maggiore - la disoccupazione - che ora rischia di causare guai ben peggiori. Sotto forma di "saldi" - cioè e per così dire di "svendite" - fuori stagione.
E infatti e sempre a marzo: in Spagna e Gran Bretagna - a furia di "offerte speciali" e visto che nessuno comprava un tubo - i prezzi hanno preso, anche se di poco, a scendere.
Una notizia - pure questa oscurata dai media italioti - che non è cattiva.
E’ proprio pessima.
Perchè significa che questi due Paesi si trovano sull’orlo di una spirale piuttosto pericolosa. Per colpa di uno dei circoli viziosi della nostra economia dei consumi: se i cittadini diventano "pessimisti" (perchè perdono il posto o temono di perderlo), non spendono; ma se non spendono, i prezzi scendono; se i prezzi scendono, i profitti calano; se i profitti calano, le aziende licenziano; e i licenziati spenderanno ancora meno. E così via. Questo fenomeno si chiama deflazione.
E per la cronaca si è letteralmente scatenato durante la Grande depressione del 1929.
Portando l’economia americana al tracollo.
Fin qui la teoria. La pratica è che la deflazione - cioè l’inflazione negativa - a marzo ha già colpito, tra gli altri, gli Stati Uniti (dove i prezzi sono scesi dell’1,1%), il Giappone (-0,1%) e appunto Spagna (-0,1%) e Regno Unito (-0,4%).
Numeri che, sommati a quelli su disoccupazione e consumi, descrivono un vero e proprio crollo verticale.
Verso il baratro, ma con ottimismo.
Fonte
A marzo 2009, l’indice delle vendite al dettaglio, rispetto a un anno prima, è sceso del 4,2% nella zona euro e del 3,1% nell’Europa a 27Cifre, come ha osservato l’agenzia di stampa americana Bloomberg, che sono le peggiori mai registrate da quando questo indice dei consumi esiste (cioè dal 2000). E quindi e in pratica: un record. Un record, ma non una novità.
A febbraio, infatti, le vendite (in negozi e quant’altro) erano già calate di un 4%. Meno che a marzo. Ma sempre abbastanza per stracciare tutti i record negativi precedenti. Numeri, questi, completamente ignorati dalla stampa titolata italiota. E che, invece, avrebbero meritato un po’ più di attenzione. Perchè se in una società basata sul consumismo, i consumi scendono, c’è qualcosa che non torna. E perchè questi "segni meno" non preannunciano nulla di buono.
Secondo Eurostat, gli europei stanno davvero tirando la cinghia. E tagliando tutto il tagliabile (tanto è vero che il calo delle vendite di cibo, bevande e sigarette è stato addirittura del 5,2% in zona euro; e del 3,7% nell’Europa a 27). La domanda, ovviamente, è: perchè tanta difficoltà a mettere le mani al portafoglio anche per le piccole spese? E la risposta - con tutta probabilità - sta in un altro report vergato dall’ufficio europeo delle statistiche, pubblicato lo scorso 30 aprile, che diceva che:
A marzo 2008, il numero dei disoccupati, rispetto ad un anno prima, è aumentato di 4,061 milioni di unità nell’Europa a 27 e di 2,816 milioni in area euroLa disoccupazione nel Vecchio continente non sta facendo boom. Ma un vero e proprio super-boom.
Sempre a marzo 2008 e sempre secondo Eurostat: il numero di disoccupati europei ha sfondato la barriera dei 20 milioni. E solo nell’ultimo mese (da febbraio a marzo): i posti persi sono stati 626mila nell’Europa a 27 e 419mila in zona euro.
Se le persone perdono il posto (o hanno paura di perderlo), spendono meno. E non certo per il gusto di risparmiare. Ma per causa di forza maggiore.
Causa di forza maggiore - la disoccupazione - che ora rischia di causare guai ben peggiori. Sotto forma di "saldi" - cioè e per così dire di "svendite" - fuori stagione.
E infatti e sempre a marzo: in Spagna e Gran Bretagna - a furia di "offerte speciali" e visto che nessuno comprava un tubo - i prezzi hanno preso, anche se di poco, a scendere.
Una notizia - pure questa oscurata dai media italioti - che non è cattiva.
E’ proprio pessima.
Perchè significa che questi due Paesi si trovano sull’orlo di una spirale piuttosto pericolosa. Per colpa di uno dei circoli viziosi della nostra economia dei consumi: se i cittadini diventano "pessimisti" (perchè perdono il posto o temono di perderlo), non spendono; ma se non spendono, i prezzi scendono; se i prezzi scendono, i profitti calano; se i profitti calano, le aziende licenziano; e i licenziati spenderanno ancora meno. E così via. Questo fenomeno si chiama deflazione.
E per la cronaca si è letteralmente scatenato durante la Grande depressione del 1929.
Portando l’economia americana al tracollo.
Fin qui la teoria. La pratica è che la deflazione - cioè l’inflazione negativa - a marzo ha già colpito, tra gli altri, gli Stati Uniti (dove i prezzi sono scesi dell’1,1%), il Giappone (-0,1%) e appunto Spagna (-0,1%) e Regno Unito (-0,4%).
Numeri che, sommati a quelli su disoccupazione e consumi, descrivono un vero e proprio crollo verticale.
Verso il baratro, ma con ottimismo.
Fonte
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