Ma fammi il piacere!

BRUXELLES (BELGIO) - Aveva chiesto tre stellette - ne ha ricevuto 56: una ragazza belga vuole denunciare un tatuatore perchè, a quanto pare, l'avrebbe tatuata contro la sua volontà. Al tatuatore avrebbe chiesto di metterle tre piccole stelle vicino al suo occhio sinistro, ha detto la giovane fiamminga. Dopo che questo ha cominciato col lavoro, la ragazza si sarebbe addormentata e, una volta svegliata, si è accorta del «capolavoro» indesiderato sulla sua faccia. (Corriere)


"L'UOMO, UN ROMENO, NON AVEVA CAPITO LA RICHIESTA"
il sottotitolo di questa IDIO-notiZIA.
Chiunque abbia idea di cosa significa farsi un tatuaggio (sul viso poi!), può comprendere come sia assolutamente impossibile addormentarsi, neanche dopo aver pranzato a base di sonniferi.
Appena alle ultime righe dell'articolo (dove il lettore tipo non arriverà mai) si comprende com'è andata sul serio la vicenda:
Il tatuatore Toumaniantz rigetta tutte le accuse: «La mia cliente è stata sveglia durante tutto l'intervento», ha detto. «Non l'ho ipnotizzata ne tantomeno drogata, lei era d'accordo», ha spiegato, aggiungendo che: «i problemi sono sorti solo quando il padre e il fidanzato hanno visto il tatuaggio».
IDIOTI. In primo luogo alla ragazzina, subito a ruota a chi ha riportato la notizia.

Aggiornamento 17.6: A StudioAperto riportano la notizia, accertandosi di specificare che il tatuatore è rumeno, e riportando solo la versione della cretina.

Viva l'Italia

Lettera aperta al Senato

Lettera aperta dell'Istituto per le Politiche dell'Innovazione rivolta ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari del Senato, per tentare di bloccare la legge bavaglio sulle intercettazioni:

Internet, 16 giugno 2009
Ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari
Senato della Repubblica
ROMA

Egregio Presidente,
il ddl 1415A approvato alla Camera dei Deputati l’11 giugno u.s. ha, da più parti, sollevato numerosi dubbi e perplessità in ordine alla sua legittimità costituzionale e, più in generale, all’opportunità degli interventi normativi che, attraverso esso, si intendono realizzare.
Vi è, tuttavia, un profilo, sin qui, rimasto nell’ombra e poco approfondito nei dibattiti di questi giorni: si tratta del contenuto del comma 28 dell’art. 1, la cui infelice formulazione – ammesso anche che tale non fosse l’effettiva volontà del suo estensore – rischia di determinare un’inammissibile limitazione della libertà di manifestazione del pensiero in Rete che spingerebbe, rapidamente, l’Italia in una posizione ancor più arretrata di quella che attualmente occupa (è quarantaquattresima) nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione.
La citata previsione, infatti, sembrerebbe assoggettare il responsabile di qualsiasi “sito informatico” allo stesso obbligo di rettifica che la Legge sulla stampa (n. 47 dell’8 febbraio 1948) pone a carico del direttore responsabile delle testate giornalistiche.
L’omesso adempimento a detto obbligo entro 48 ore – esattamente come accade nel caso di una testata giornalistica – comporterebbe per il responsabile del sito informatico la condanna ad una sanzione pecuniaria fino a 25 milioni di vecchie lire.
Come comprenderà, tuttavia, non si può esigere da chi fa informazione on-line in modo non professionistico l’adempimento ad un obbligo tanto stringente quale quello di provvedere alla rettifica di ogni inesattezza eventualmente pubblicata sul proprio sito informatico e, egualmente, non si può pretendere che a ciò provvedano i responsabili di siti informatici che ospitano contenuti pubblicati da soggetti terzi.
Difficoltà facilmente intuibili di ordine tecnico, organizzativo ed economico, infatti, ostano al puntuale adempimento ad un simile obbligo ed esporrebbero, pertanto, in modo pressoché automatico, i responsabili dei “siti informatici” al rischio di vedersi irrogare sanzioni pecuniarie che, nella più parte dei casi, appaiono idonee a determinare l’immediata cessazione di ogni attività di informazione on-line.
La Rete costituisce il primo mezzo di comunicazione di massa nella storia dell’uomo capace di dare concreta attuazione alla libertà di manifestazione del pensiero e la possibilità di utilizzarla è stata di recente definita dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Costituzionale francese – sebbene sotto profili diversi - un diritto fondamentale dell’uomo e del cittadino.
A quanto precede deve essere aggiunto che l’istituto della rettifica – già anacronistico ed inefficace nel mondo dei media tradizionali – risulta privo di ogni utilità nel contesto telematico nell’ambito dei quale ciascuno è – salvo casi eccezionali – sempre libero di contrapporre ad un’informazione, un’altra informazione di segno opposto ed idonea, come tale, a rettificare quella originaria senza l’esigenza di alcuna collaborazione da parte dell’autore di quest’ultima.
Alla luce delle brevi considerazioni che precedono, pertanto, Le chiediamo di presentare e votare – non appena il ddl 1415A approderà al Senato – un emendamento idoneo a chiarire che l’obbligo di rettifica di cui al comma 28 dell’art. 1 del DDL c.d. Intercettazioni deve applicarsi esclusivamente ai siti informatici di testate telematiche soggette all’obbligo di registrazione alla stregua di quanto disposto dalla Legge n. 47 dell’8 febbraio 1948 ovvero ai soli siti internet attraverso i quali vengono diffuse informazioni prodotte nell’ambito di un processo professionale realizzato nell’ambito di una struttura imprenditoriale e redazionale.
In assenza di tale intervento, il Senato della Repubblica, si assumerà la responsabilità – da condividere con il Governo e con quanti alla Camera dei Deputati hanno votato a favore del ddl in questione – di aver contribuito a scrivere una delle pagine più buie della storia moderna di un Paese che, come il nostro, ambisce a considerarsi democratico: quella attraverso cui si saranno privati i cittadini italiani dell’utilizzo di uno strumento che avrebbe, invece, loro potuto restituire l’esercizio effettivo di quella libertà di manifestazione del pensiero che la nostra Corte Costituzionale ha già definito “pietra miliare di ogni ordinamento democratico”.
Augurandoci che vorrà sottrarre il Senato della Repubblica a tale responsabilità e che pertanto darà seguito alla nostra richiesta, Le porgiamo i nostri più cordiali saluti,

Istituto per le Politiche dell’Innovazione


Free Ezra

Ezra Nawi, un ebreo israeliano, attivista per i diritti umani, verrà processato il prossimo mese dai suoi connazionali.
La sua colpa?
Tentare di impedire ad un bulldozer militare di distruggere illegalmente le case dei beduini palestinesi nella regione del South Hebron.



FreeEzra.org
SupportEzra.net

PandeMaiala

È pandemia. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha portato a 6 (il massimo) il livello di allarme per la diffusione dell'influenza maiala.
28.774 i casi di contagio registrati in 74 Paesi, con 144 decessi. Il livello 6 segnala un aumento dell'estensione geografica della diffusione del virus, non necessariamente della sua gravità.
(Corriere)

In questi due mesi di diffusione, per dare un senso ai numeri, nel mondo sono morte circa 1 milione di persone, di fame. Se poi aggiungiamo altre malattie, le guerre, gli incidenti stradali, il numero aumenta ancora di più. Di maiala sono morti poco più della metà del disastro aereo Air France AF447, precipitato nell'Atlantico. Inoltre, i numeri parlano chiaro, la mortalità è più bassa delle normali influenze invernali che ogni anno uccidono (per complicazioni ovviamente) circa 250.000 persone. Questo però basta a scatenare la corsa al vaccino, in Italia, ma anche in Francia, dove si parla di VACCINAZIONE OBBLIGATORIA. E qui la questione si fa preoccupante.
Le questione "maiala" l'ho già affrontata dai primi giorni di panico mediatico, ma l'evoluzione delle cose mi porta ad aggiungere altri elementi.
Segnalo un ottimo articolo, intanto, per ulteriori approfondimenti.

Voglio parlare del "gioco" Illuminati Card Game.
Creato nel 1995 dalla Steve Jackson Games, è un gioco stile Magic, ma le carte hanno un'inquietante collegamento con la realtà che viviamo.




Queste due carte credo si commentino da sole, e sono state stampate 6 anni prima dell'attentato che ha dato il via alla guerra al "terrorismo". Per restare in tema di "coincidenze" o meglio, sincromisticismo sull'11 settembre rimando qui.


Vediamone qualcun'altra..


















La crisi economica attuale era ampiamente prevista da molti, ed è un sistema per controllare le masse, derubarle, mantenerle sempre più in un clima di tensione.










A questo punto vi chiederete, cosa c'entra questo con la maiala?
C'entra, c'entra:


Curiose coincidenze che verrebbero catalogate nella classe "Cospirazionismo"...
Infatti, c'è pure quella carta:


Meditate gente, meditate.

Solidarietà per il Perù

Pubblico un'appello di Solidarmondo
In questi giorni la situazione in Perù sta peggiorando.
Dal 9 aprile 2009 le popolazioni native della foresta amazzonica sono in sciopero pacifico per manifestare contro la decisione del governo di VENDERE la terra e le sue risorse alle multinazionali, senza tenere in considerazione ciò che questo comporta, in primo luogo per le popolazioni locali, ma anche per il mondo intero.

La comunità di Codroipo (UD), oramai da 10 anni, è in contatto con la comunità di Yurimaguas (provincia dell'Alto Amazonas, dipartimento di Loreto, a nord-est del Perù), ed ha sempre seguito con attenzione l'evolversi di questa situazione. Il primo giugno a Codroipo è stato ospite il vescovo di Yurimaguas ed una rappresentante dei Misioneros de Jesus che hanno presentato in un incontro pubblico questa difficile situazione, aggravata questo fine settimana dall’'intervento dell'esercito.

Proprio per questo, con il sostegno del Centro Balducci ed alcune associazioni di immigrati peruviani della nostra regione, diffondiamo questo appello con ’intenzione di far conoscere quello che sta avvenendo e di raccogliere sottoscrizioni da parte
di associazioni, enti, istituzioni, ecc.

Vi chiediamo la disponibilità ad aderire all’appello, per ora verrà fatto solo l’elenco delle associazioni senza le firme… più siamo e più forza possiamo avere. Lo stesso appello verrà inviato da associazioni spagnole e tedesche con le quali siamo in contatto.

L’appello verrà inoltrato:
- alle autorità del Perù dove ci sono stati i primi scontri, si contano 30 morti tra i nativi, 5 poliziotti e 150 arresti
- per conoscenza a organismi internazionali per la difesa diritti umani
- alle associazioni peruviane che conducono la mobilitazione, in segno di solidarietà
- agli organi di stampa nazionali

Abbiamo i tempi molto stretti se vogliamo intervenire prima che sia troppo tardi per cui avrei bisogno di una risposta veloce.
Grazie!

Articolo correlato, di Giuditta: La verità sul massacro peruviano