Il governo ieri ci ha dichiarati tutti più sicuri. Da ieri, siamo tutti più insicuri, più ipocriti e più cattivi. Più insicuri e ipocriti, perché viviamo di rendita sulla fatica umile e spesso umiliata degli altri.
Infermieri, domestiche e badanti di vecchi e bambini, quello che abbiamo di più prezioso, prostitute (addette ad altre cure corporali), lavoratori primatisti di morti bianche, e li chiamiamo delinquenti e li additiamo alla paura.
Ci sono centinaia di migliaia di persone che aspettano la regolarizzazione secondo il capriccio dei decreti flussi, e intanto sul loro lavoro si regge la nostra vita quotidiana, e basta consultare le loro pratiche di questura per saperne tutto, nome cognome luogo di impiego e residenza, nome e indirizzo di chi li impiega.
La legge, vi obietterà qualcuno, vuole colpire gli ingressi, non chi c'è già: non è vero. La legge vuole e può colpire nel mucchio. È una legge incostituzionale, non solo contro la Costituzione italiana, ma contro ogni concezione dei diritti umani, e punisce una condizione di nascita, l'essere straniero, invece che la commissione di un reato. Dichiara reato quella condizione anagrafica.
Ci si può sentire più sicuri quando si condanna a spaventarsi e nascondersi una parte così ingente e innocente di nostri coabitanti? Quando persone di nascita straniera temano a presentarsi a un ospedale, a far registrare una nascita, a frequentare un servizio sociale, o anche a rivolgersi, le vittime della tratta, ad associazioni volontarie e istituzionali (forze di polizia comprese) impegnate a offrir loro un sostegno.
Lo strappo che gli obblighi della legge e i suoi compiaciuti effetti psicologici e propagandistici provoca nella trama della vita quotidiana non farà che accrescere la clandestinità, questa sì lucrosa e criminale, di tutti i rapporti sociali delle persone straniere.
Delle ronde, si è detto fin troppo: e dopo aver detto tanto, sono tornate tali e quali come nella primitiva ambizione, squadre aperte a ogni futuro, salvo il provvisorio pudore di negar loro non la gagliarda partecipazione di ammiratori del nazismo, ma la divisa e i distintivi.
Tutto questo è successo. È bastato aspettare, rimettere insieme tutto, e nelle versioni più oltranziste, imporre il voto di fiducia - una sequela frenetica di voti di fiducia - e trionfare. Un tripudio di cravatte verdi, ministeriali e no, con l'aggiunta di qualche ex fascista berlusconizzato.
Adriano Sofri - Leggi tutto
Firefox 3.5 è arrivato
E’ disponibile da ieri il download della nuova versione del browser Mozilla Firefox 3.5.
Questa nuova versione, grazie a un’ampia revisione destinata a supportare le nuove tecnologie, offre prestazioni JavaScript radicalmente migliorate, una nuova modalità di navigazione anonima e una migliore velocità nella visualizzazione delle pagine,infatti Firefox 3.5 è veloce più del doppio rispetto a Firefox 3 e oltre dieci volte più veloce di Firefox 2.
Al momento in cui scrivo, siamo a più di 7 milioni di download, visibili ora in real time su una pagina dedicata, piuttosto lontani dal record ottenuto per la scorsa versione, quando però si era organizzato da tempo il download day.
Sito Ufficiale
E' anche disponibile la versione portatile, per avere il proprio firefox su qualsiasi penna USB, e poterlo utilizzare ovunque senza necessità di installazione.
Questa nuova versione, grazie a un’ampia revisione destinata a supportare le nuove tecnologie, offre prestazioni JavaScript radicalmente migliorate, una nuova modalità di navigazione anonima e una migliore velocità nella visualizzazione delle pagine,infatti Firefox 3.5 è veloce più del doppio rispetto a Firefox 3 e oltre dieci volte più veloce di Firefox 2.
Al momento in cui scrivo, siamo a più di 7 milioni di download, visibili ora in real time su una pagina dedicata, piuttosto lontani dal record ottenuto per la scorsa versione, quando però si era organizzato da tempo il download day.
Sito Ufficiale
E' anche disponibile la versione portatile, per avere il proprio firefox su qualsiasi penna USB, e poterlo utilizzare ovunque senza necessità di installazione.
Le tragedie inevitabili
Disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo, incendio colposo. Sono le ipotesi dalle quali prende le mosse l'inchiesta aperta dalla procura di Lucca sull'incidente che ieri notte ha provocato una strage a Viareggio.
Il procuratore generale Beniamino Deidda, uno dei magistrati più esperti in Italia in materia di sicurezza sul lavoro, è tuttavia molto chiaro: "Questo incidente non è frutto del caso ma di precise azioni od omissioni che saranno attentamente vagliate". "Tutto ciò che circola sulla rete ferroviaria italiana - precisa il magistrato - deve essere a norma, e Trenitalia ne è responsabile".
Trenitalia dichiara nel suo sito che le ferrovie italiane sono le più sicure d'Europa, ma i sindacati mettono sotto accusa l'inadeguatezza dei controlli e degli investimenti in manutenzione, ricordando lo stillicidio di incidenti: cinque in Toscana nel solo mese di giugno - sottolineano i macchinisti dell'Orsa - fra i quali il deragliamento il 22 giugno a Vaiano di una cisterna contenente acido fluoridrico: se si fosse spezzata sarebbe stato un disastro.
L’ultima delle tragedie sfiorate purtroppo non ha insegnato nulla e le FS hanno continuato a trasportare materiali altamente pericolosi a bordo di vagoni la cui unica destinazione d’uso dovrebbe essere la rottamazione, insistendo fino a quando la tragedia si è purtroppo concretata realmente e nel peggiore dei modi possibili.
Da ormai molti anni infatti dovrebbe essere ben noto lo stato di profondo degrado in cui versa il sistema ferroviario italiano, privato dei finanziamenti necessari alla manutenzione ed al rinnovo del materiale rotabile, immolati sull’altare di quell’alta velocità che negli ultimi 15 anni ha assorbito risorse talmente cospicue da poter consentire la ristrutturazione dell’intero sistema ferroviario.
Chi si ricorda di cosa successe l'anno scorso?
AGOSTO 2008 - Due treni spezzati nel giro di otto giorni che provocano una polemica accesa tra l'azienda e i lavoratori. La notizia degli incidenti viene divulgata da Dante De Angelis, leader storico dei macchinisti e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, che mette in guardia sulle condizioni dei convogli Fs. La reazione arriva il giorno di Ferragosto: Trenitalia licenzia il ferroviere, per il procurato allarme delle dichiarazioni fatte alla stampa.
Aggiornamento: Ho trovato un'ottima testimonianza di un ferroviere:
Fonti: L'Altra Notizia - Marco Cedolin - Ancora in marcia
Il procuratore generale Beniamino Deidda, uno dei magistrati più esperti in Italia in materia di sicurezza sul lavoro, è tuttavia molto chiaro: "Questo incidente non è frutto del caso ma di precise azioni od omissioni che saranno attentamente vagliate". "Tutto ciò che circola sulla rete ferroviaria italiana - precisa il magistrato - deve essere a norma, e Trenitalia ne è responsabile".
Trenitalia dichiara nel suo sito che le ferrovie italiane sono le più sicure d'Europa, ma i sindacati mettono sotto accusa l'inadeguatezza dei controlli e degli investimenti in manutenzione, ricordando lo stillicidio di incidenti: cinque in Toscana nel solo mese di giugno - sottolineano i macchinisti dell'Orsa - fra i quali il deragliamento il 22 giugno a Vaiano di una cisterna contenente acido fluoridrico: se si fosse spezzata sarebbe stato un disastro.
L’ultima delle tragedie sfiorate purtroppo non ha insegnato nulla e le FS hanno continuato a trasportare materiali altamente pericolosi a bordo di vagoni la cui unica destinazione d’uso dovrebbe essere la rottamazione, insistendo fino a quando la tragedia si è purtroppo concretata realmente e nel peggiore dei modi possibili.
Da ormai molti anni infatti dovrebbe essere ben noto lo stato di profondo degrado in cui versa il sistema ferroviario italiano, privato dei finanziamenti necessari alla manutenzione ed al rinnovo del materiale rotabile, immolati sull’altare di quell’alta velocità che negli ultimi 15 anni ha assorbito risorse talmente cospicue da poter consentire la ristrutturazione dell’intero sistema ferroviario.
Chi si ricorda di cosa successe l'anno scorso?
AGOSTO 2008 - Due treni spezzati nel giro di otto giorni che provocano una polemica accesa tra l'azienda e i lavoratori. La notizia degli incidenti viene divulgata da Dante De Angelis, leader storico dei macchinisti e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, che mette in guardia sulle condizioni dei convogli Fs. La reazione arriva il giorno di Ferragosto: Trenitalia licenzia il ferroviere, per il procurato allarme delle dichiarazioni fatte alla stampa.
Aggiornamento: Ho trovato un'ottima testimonianza di un ferroviere:
Fonti: L'Altra Notizia - Marco Cedolin - Ancora in marcia
Colpo di stato in Hounduras
Eva Golinger - Caracas, Venezuela – Domenica 28 giugno 2009
L'sms che ho ricevuto questa mattina diceva “Attenzione, Zelaya è stato sequestrato, colpo di Stato in Honduras, far circolare”. Risveglio brusco per una domenica mattina, soprattutto per i milioni di honduregni che si stavano preparando a esercitare il loro sacro diritto di votare oggi per la prima volta in un referendum consultivo sulla convocazione di un'assemblea costituzionale per riformare la costituzione.
Una simile iniziativa non ha mai avuto luogo nella nazione dell'America Centrale, la cui costituzione molto limitata prevede una partecipazione minima del popolo dell'Hunduras al processo politico. La costituzione attuale, scritta nel 1982 al culmine della sporca guerra dell'Amministrazione Reagan in America Centrale, doveva servire a far sì che l'élite che deteneva il potere, sia economico che politico, potesse conservarlo con minime interferenze da parte della popolazione. Zelaya, eletto nel novembre del 2005 per la piattaforma del Partito Liberale dell'Hunduras, aveva proposto il referendum consultivo per determinare se la maggioranza di cittadini concordasse sulla necessità di una riforma costituzionale. Godeva del sostegno della maggioranza dei sindacati e dei movimenti sociali del paese. Se il sondaggio dell'opinione avesse potuto svolgersi, a seconda dei risultati durante le elezioni del prossimo novembre si sarebbe tenuto un referendum per votare la convocazione di un'assemblea costituzionale. Ma il voto previsto per oggi non era legalmente vincolante.
Anzi, in precedenza la Corte Suprema dell'Honduras lo aveva dichiarato illegale, su richiesta del Congresso: entrambi sono guidati da maggioranze che si oppongono a Zelaya e da membri del partito ultra-conservatore, il Partito Nazionale dell'Honduras (PNH). Questa mossa ha causato proteste di massa a favore del Presidente Zelaya. Il 24 giugno il presidente ha rimosso il capo di stato maggiore delle forze armate, il Generale Romeo Vásquez, quando questi si è rifiutato di consentire ai militari di distribuire il materiale elettorale per le elezioni di domenica. Il Generale Romeo Vásquez ha tenuto il materiale sotto rigido controllo militare, rifiutandosi di distribuirlo perfino ai collaboratori del presidente, affermando che il referendum era stato dichiarato illegale dalla Corte Suprema e di non poter ubbidire all'ordine del presidente. Come negli Stati Uniti, anche in Honduras il presidente è Comandante in Capo e ha l'ultima parola sulle azioni dell'esercito. Zelaya ha dunque ordinato la rimozione del Generale. In risposa a questa situazione sempre più tesa si è dimesso anche il Ministro della Difesa, Angel Edmundo Orellana.
Ma il giorno successivo la Corte Suprema dell'Honduras ha restituito alle sue funzioni il Generale Romeo Vásquez, dichiarando che la sua deposizione era stata “incostituzionale”. Migliaia di persone si sono riversate nelle strade della capitale dell'Honduras, Tegucigalpa, manifestando il proprio appoggio al Presidente Zelaya ed evidenziando la propria determinazione ad assicurare che il referendum legalmente non vincolante di domenica avesse luogo. Venerdì il presidente e un centinaio di sostenitori hanno marciato verso la vicina base aerea per raccogliere il materiale elettorale che si trovava nelle mani dell'esercito. Quella sera Zelaya ha convocato una conferenza stampa nazionale insieme a un gruppo di rappresentanti di diversi partiti politici e movimenti sociali, chiamando tutti all'unità e alla pace nel paese.
Sabato la situazione in Honduras veniva definita tranquilla. Ma all'alba di domenica un gruppo di circa 60 soldati armati è entrato nella residenza presidenziale e ha preso in ostaggio Zelaya. Dopo varie ore di confusione si è saputo che il presidente era stato portato in una vicina base aerea e condotto in aereo nel vicino Costa Rica. Finora non sono state diffuse immagini del presidente e non si sa se la sua vita sia ancora in pericolo.
La moglie del Presidente Zelaya, Xiomara Castro de Zelaya, in diretta su Telesur alle 10:00 circa, ora di Caracas, ha raccontato che nelle prime ore di domenica mattina i soldati hanno fatto irruzione sparando nella residenza e hanno portato via il presidente. “È stato un atto di vigliaccheria”, ha dichiarato la first lady riferendosi al sequestro, che ha avuto luogo a un'ora in cui gli occupanti della casa non erano in grado di reagire. Casto de Zelaya ha anche chiesto che fosse fatta salva la vita di suo marito, facendo capire che nemmeno lei sa dove si trovi. Ha affermato che le loro vite sono ancora in “grave pericolo” e ha chiesto alla comunità internazionale di denunciare questo colpo di Stato e di agire rapidamente per ristabilire l'ordine costituzionale nel paese, con la liberazione e il ritorno del presidente democraticamente eletto Zelaya.
Il Presidente della Bolivia Evo Morales e quello del Venezuela Hugo Chávez hanno entrambi fatto dichiarazioni pubbliche, domenica mattina, condannando il colpo di Stato in Honduras e chiedendo alla comunità internazionale di reagire per far sì che venga ristabilita la democrazia e il presidente costituzionale sia restituito alle sue funzioni.
Mercoledì 24 giugno in Venezuela si è tenuto un incontro straordinario dei paesi membri dell'Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA), di cui fa parte anche l'Honduras, per accogliere l'Ecuador, Antigua & Barbados e St. Vincent. Durante l'incontro, cui ha partecipato il Ministro degli Esteri dell'Honduras, Patricia Rodas, è stata letta una dichiarazione di supporto al Presidente Zelaya e di condanna di qualsiasi tentativo di minare il suo mandato e i processi democratici dell'Honduras.
Le notizie giunte dall'Honduras informano che il canale televisivo pubblico, Canal 8, è stato chiuso dai golpisti. Pochi minuti fa Telesur ha annunciato che in Honduras l'esercito sta interrompendo le forniture di elettricità in tutto il paese. Secondo il Ministro degli Esteri Patricia Rodas le stazioni televisive e radiofoniche che sono ancora in grado di andare in onda non stanno dando la notizia del colpo di Stato o del sequestro del Presidente Zelaya.
La situazione ricorda in modo inquietante il colpo di Stato dell'aprile 2002 contro il Presidente Chávez in Venezuela, nel quale i media svolsero un ruolo cruciale prima manipolando l'informazione per spalleggiare il golpe e poi oscurando tutto quando la popolazione cominciò a protestare e infine riuscì a sopraffare e a sconfiggere i golpisti, liberando Chávez (anche lui era stato sequestrato dai militari) e ristabilendo l'ordine costituzionale.
Nel secolo scorso l'Honduras è stato vittima di dittature e di forti interferenze statunitensi, comprese diverse invasioni militari. L'ultimo intervento del governo degli Stati Uniti in Honduras ebbe luogo negli anni Ottanta, quando l'Amministrazione Reagan assoldò squadroni della morte e mercenari perché eliminassero ogni possibile “minaccia comunista” in America Centrale. All'epoca John Negroponte era l'ambasciatore degli Stati Uniti in Honduras ed era responsabile del finanziamento e dell'addestramento degli squadroni della morte honduregni che furono colpevoli di migliaia di sparizioni e assassini in tutta la regione.
Venerdì l'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) si è riunita per discutere la crisi in Honduras e ha poi diffuso una dichiarazione in cui condanna le minacce alla democrazia e autorizza il viaggio in Honduras di un gruppo di rappresentanti dell'OAS. Ciononostante venerdì il Segretario di Stato aggiunto degli Stati Uniti, Phillip J. Crowley, si è rifiutato di chiarire la posizione del governo degli Stati Uniti in merito al potenziale colpo di stato contro il Presidente Zelaya, rilasciando invece una dichiarazione più ambigua che sottintendeva il sostegno di Washington agli oppositori del presidente honduregno. Mentre la maggior parte dei governi latinoamericani ha chiaramente espresso una netta condanna dei piani golpisti in corso in Honduras e il proprio sostegno al presidente costituzionalmente eletto dell'Honduras, il portavoce degli Stati Uniti ha dichiarato: “Siamo preoccupati per la rottura del dialogo politico tra i politici honduregni in merito alla consultazione del 28 luglio sulla riforma costituzionale. Sollecitiamo tutte le parti in causa a ricercare una soluzione democratica consensuale nell'attuale stallo politico che rispetti la costituzione honduregna e le leggi dell'Honduras e sia coerente con i principi della Carta Democratica Interamericana”
Il Ministro degli Esteri Rodas ha detto di aver cercato più volte di entrare in contatto con l'Ambasciatore degli Stati Uniti in Honduras, Hugo Llorens, il quale finora si è negato. Il modus operandi del golpe fa capire che Washington vi è coinvolta. Né l'esercito honduregno, che è in gran parte addestrato dalle forze statunitensi, né la dirigenza politica ed economica agirebbero per deporre un presidente democraticamente eletto se non godessero del sostegno e dell'appoggio del governo degli Stati Uniti.
Il Presidente Zelaya è stato frequentemente oggetto di attacchi da parte delle forze conservatrici honduregne per i suoi rapporti sempre più stretti con il paesi dell'ALBA, soprattutto il Venezuela e il Presidente Chávez. Molti ritengono che il golpe sia un mezzo per far sì che l'Honduras non continui a perseguire il processo di integrazione con i paesi più progressisti e socialisti dell'America Latina.
Tratto da "Il primo colpo di stato di Obama" di Eva Golinger, traduzione a cura di Manuela Vittorelli membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica.
Per chi preferisce l'informazione made in Italy, consiglio "Il golpista che viene da Bergamo", del Corriere.
L'sms che ho ricevuto questa mattina diceva “Attenzione, Zelaya è stato sequestrato, colpo di Stato in Honduras, far circolare”. Risveglio brusco per una domenica mattina, soprattutto per i milioni di honduregni che si stavano preparando a esercitare il loro sacro diritto di votare oggi per la prima volta in un referendum consultivo sulla convocazione di un'assemblea costituzionale per riformare la costituzione.
Una simile iniziativa non ha mai avuto luogo nella nazione dell'America Centrale, la cui costituzione molto limitata prevede una partecipazione minima del popolo dell'Hunduras al processo politico. La costituzione attuale, scritta nel 1982 al culmine della sporca guerra dell'Amministrazione Reagan in America Centrale, doveva servire a far sì che l'élite che deteneva il potere, sia economico che politico, potesse conservarlo con minime interferenze da parte della popolazione. Zelaya, eletto nel novembre del 2005 per la piattaforma del Partito Liberale dell'Hunduras, aveva proposto il referendum consultivo per determinare se la maggioranza di cittadini concordasse sulla necessità di una riforma costituzionale. Godeva del sostegno della maggioranza dei sindacati e dei movimenti sociali del paese. Se il sondaggio dell'opinione avesse potuto svolgersi, a seconda dei risultati durante le elezioni del prossimo novembre si sarebbe tenuto un referendum per votare la convocazione di un'assemblea costituzionale. Ma il voto previsto per oggi non era legalmente vincolante.
Anzi, in precedenza la Corte Suprema dell'Honduras lo aveva dichiarato illegale, su richiesta del Congresso: entrambi sono guidati da maggioranze che si oppongono a Zelaya e da membri del partito ultra-conservatore, il Partito Nazionale dell'Honduras (PNH). Questa mossa ha causato proteste di massa a favore del Presidente Zelaya. Il 24 giugno il presidente ha rimosso il capo di stato maggiore delle forze armate, il Generale Romeo Vásquez, quando questi si è rifiutato di consentire ai militari di distribuire il materiale elettorale per le elezioni di domenica. Il Generale Romeo Vásquez ha tenuto il materiale sotto rigido controllo militare, rifiutandosi di distribuirlo perfino ai collaboratori del presidente, affermando che il referendum era stato dichiarato illegale dalla Corte Suprema e di non poter ubbidire all'ordine del presidente. Come negli Stati Uniti, anche in Honduras il presidente è Comandante in Capo e ha l'ultima parola sulle azioni dell'esercito. Zelaya ha dunque ordinato la rimozione del Generale. In risposa a questa situazione sempre più tesa si è dimesso anche il Ministro della Difesa, Angel Edmundo Orellana.
Ma il giorno successivo la Corte Suprema dell'Honduras ha restituito alle sue funzioni il Generale Romeo Vásquez, dichiarando che la sua deposizione era stata “incostituzionale”. Migliaia di persone si sono riversate nelle strade della capitale dell'Honduras, Tegucigalpa, manifestando il proprio appoggio al Presidente Zelaya ed evidenziando la propria determinazione ad assicurare che il referendum legalmente non vincolante di domenica avesse luogo. Venerdì il presidente e un centinaio di sostenitori hanno marciato verso la vicina base aerea per raccogliere il materiale elettorale che si trovava nelle mani dell'esercito. Quella sera Zelaya ha convocato una conferenza stampa nazionale insieme a un gruppo di rappresentanti di diversi partiti politici e movimenti sociali, chiamando tutti all'unità e alla pace nel paese.
Sabato la situazione in Honduras veniva definita tranquilla. Ma all'alba di domenica un gruppo di circa 60 soldati armati è entrato nella residenza presidenziale e ha preso in ostaggio Zelaya. Dopo varie ore di confusione si è saputo che il presidente era stato portato in una vicina base aerea e condotto in aereo nel vicino Costa Rica. Finora non sono state diffuse immagini del presidente e non si sa se la sua vita sia ancora in pericolo.
La moglie del Presidente Zelaya, Xiomara Castro de Zelaya, in diretta su Telesur alle 10:00 circa, ora di Caracas, ha raccontato che nelle prime ore di domenica mattina i soldati hanno fatto irruzione sparando nella residenza e hanno portato via il presidente. “È stato un atto di vigliaccheria”, ha dichiarato la first lady riferendosi al sequestro, che ha avuto luogo a un'ora in cui gli occupanti della casa non erano in grado di reagire. Casto de Zelaya ha anche chiesto che fosse fatta salva la vita di suo marito, facendo capire che nemmeno lei sa dove si trovi. Ha affermato che le loro vite sono ancora in “grave pericolo” e ha chiesto alla comunità internazionale di denunciare questo colpo di Stato e di agire rapidamente per ristabilire l'ordine costituzionale nel paese, con la liberazione e il ritorno del presidente democraticamente eletto Zelaya.
Il Presidente della Bolivia Evo Morales e quello del Venezuela Hugo Chávez hanno entrambi fatto dichiarazioni pubbliche, domenica mattina, condannando il colpo di Stato in Honduras e chiedendo alla comunità internazionale di reagire per far sì che venga ristabilita la democrazia e il presidente costituzionale sia restituito alle sue funzioni.
Mercoledì 24 giugno in Venezuela si è tenuto un incontro straordinario dei paesi membri dell'Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA), di cui fa parte anche l'Honduras, per accogliere l'Ecuador, Antigua & Barbados e St. Vincent. Durante l'incontro, cui ha partecipato il Ministro degli Esteri dell'Honduras, Patricia Rodas, è stata letta una dichiarazione di supporto al Presidente Zelaya e di condanna di qualsiasi tentativo di minare il suo mandato e i processi democratici dell'Honduras.
Le notizie giunte dall'Honduras informano che il canale televisivo pubblico, Canal 8, è stato chiuso dai golpisti. Pochi minuti fa Telesur ha annunciato che in Honduras l'esercito sta interrompendo le forniture di elettricità in tutto il paese. Secondo il Ministro degli Esteri Patricia Rodas le stazioni televisive e radiofoniche che sono ancora in grado di andare in onda non stanno dando la notizia del colpo di Stato o del sequestro del Presidente Zelaya.
La situazione ricorda in modo inquietante il colpo di Stato dell'aprile 2002 contro il Presidente Chávez in Venezuela, nel quale i media svolsero un ruolo cruciale prima manipolando l'informazione per spalleggiare il golpe e poi oscurando tutto quando la popolazione cominciò a protestare e infine riuscì a sopraffare e a sconfiggere i golpisti, liberando Chávez (anche lui era stato sequestrato dai militari) e ristabilendo l'ordine costituzionale.
Nel secolo scorso l'Honduras è stato vittima di dittature e di forti interferenze statunitensi, comprese diverse invasioni militari. L'ultimo intervento del governo degli Stati Uniti in Honduras ebbe luogo negli anni Ottanta, quando l'Amministrazione Reagan assoldò squadroni della morte e mercenari perché eliminassero ogni possibile “minaccia comunista” in America Centrale. All'epoca John Negroponte era l'ambasciatore degli Stati Uniti in Honduras ed era responsabile del finanziamento e dell'addestramento degli squadroni della morte honduregni che furono colpevoli di migliaia di sparizioni e assassini in tutta la regione.
Venerdì l'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) si è riunita per discutere la crisi in Honduras e ha poi diffuso una dichiarazione in cui condanna le minacce alla democrazia e autorizza il viaggio in Honduras di un gruppo di rappresentanti dell'OAS. Ciononostante venerdì il Segretario di Stato aggiunto degli Stati Uniti, Phillip J. Crowley, si è rifiutato di chiarire la posizione del governo degli Stati Uniti in merito al potenziale colpo di stato contro il Presidente Zelaya, rilasciando invece una dichiarazione più ambigua che sottintendeva il sostegno di Washington agli oppositori del presidente honduregno. Mentre la maggior parte dei governi latinoamericani ha chiaramente espresso una netta condanna dei piani golpisti in corso in Honduras e il proprio sostegno al presidente costituzionalmente eletto dell'Honduras, il portavoce degli Stati Uniti ha dichiarato: “Siamo preoccupati per la rottura del dialogo politico tra i politici honduregni in merito alla consultazione del 28 luglio sulla riforma costituzionale. Sollecitiamo tutte le parti in causa a ricercare una soluzione democratica consensuale nell'attuale stallo politico che rispetti la costituzione honduregna e le leggi dell'Honduras e sia coerente con i principi della Carta Democratica Interamericana”
Il Ministro degli Esteri Rodas ha detto di aver cercato più volte di entrare in contatto con l'Ambasciatore degli Stati Uniti in Honduras, Hugo Llorens, il quale finora si è negato. Il modus operandi del golpe fa capire che Washington vi è coinvolta. Né l'esercito honduregno, che è in gran parte addestrato dalle forze statunitensi, né la dirigenza politica ed economica agirebbero per deporre un presidente democraticamente eletto se non godessero del sostegno e dell'appoggio del governo degli Stati Uniti.
Il Presidente Zelaya è stato frequentemente oggetto di attacchi da parte delle forze conservatrici honduregne per i suoi rapporti sempre più stretti con il paesi dell'ALBA, soprattutto il Venezuela e il Presidente Chávez. Molti ritengono che il golpe sia un mezzo per far sì che l'Honduras non continui a perseguire il processo di integrazione con i paesi più progressisti e socialisti dell'America Latina.
Tratto da "Il primo colpo di stato di Obama" di Eva Golinger, traduzione a cura di Manuela Vittorelli membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica.
Per chi preferisce l'informazione made in Italy, consiglio "Il golpista che viene da Bergamo", del Corriere.
Sciopero giornalisti contro il ddl intercettazioni
I giornalisti si fermeranno per una giornata di silenzio, il 14 luglio prossimo (con blocco però dell'attività nella carta stampata il 13), per contrastare il ddl Alfano sulle intercettazioni che introduce inaccettabili divieti al diritto di informazione sulle indagini e sulle inchieste giudiziarie.
È la decisione del Consiglio Nazionale della Stampa Italiana riunito martedì a Roma, che ha approvato con un solo voto contrario e due astenuti la proposta della giornata di protesta di tutto il nostro giornalismo avanzata dal Segretario Generale, Franco Siddi. «La giornata di astensione dell'informazione, alla quale i giornalisti sono costretti dopo un anno di iniziative civili, di confronto e di dibattito e denuncia per la libertà dell'informazione, senza censure e intimidazioni - si legge nella nota della Fnsi - è lo strumento con il quale si vuole marcare una volta di più l' indignazione più ferma di fronte alle previsioni del ddl Alfano: un bavaglio ai giornalisti e la sanzione (un danno economico) per gli editori al fine di impedire di dar conto delle notizie sulle indagini giudiziarie negli organi d'informazione; la pesante limitazione del diritto dei cittadini a sapere o essere informati su fatti importanti per la loro vita». «Non si sciopererà, quindi, per un aumento di stipendio ma - sottolinea il sindacato - per un aumento della libertà nel nostro Paese».
Fonte
È la decisione del Consiglio Nazionale della Stampa Italiana riunito martedì a Roma, che ha approvato con un solo voto contrario e due astenuti la proposta della giornata di protesta di tutto il nostro giornalismo avanzata dal Segretario Generale, Franco Siddi. «La giornata di astensione dell'informazione, alla quale i giornalisti sono costretti dopo un anno di iniziative civili, di confronto e di dibattito e denuncia per la libertà dell'informazione, senza censure e intimidazioni - si legge nella nota della Fnsi - è lo strumento con il quale si vuole marcare una volta di più l' indignazione più ferma di fronte alle previsioni del ddl Alfano: un bavaglio ai giornalisti e la sanzione (un danno economico) per gli editori al fine di impedire di dar conto delle notizie sulle indagini giudiziarie negli organi d'informazione; la pesante limitazione del diritto dei cittadini a sapere o essere informati su fatti importanti per la loro vita». «Non si sciopererà, quindi, per un aumento di stipendio ma - sottolinea il sindacato - per un aumento della libertà nel nostro Paese».
Fonte
Disoccupati? No, organizzati della sinistra
Senza più ormai il minimo ritegno, il viscido accusa la massa di disoccupati che lo ha contestato oggi di essere gente "organizzata dalla sinistra".
Mentre la stampa estera si chiede come può un simile personaggio ospitare un summit del G8 nella situazione in cui versa e Napolitano tenta di stendere un velo pietoso, per lui la crisi non esiste e i disoccupati sono dei comunisti.
Aggiornamento: Ecco l'arrivo a Viareggio (DOPO le premiazioni al teatro San Carlo di Napoli di cui sopra):
Il piazzista di Arcore non perde occasione per presentarsi sorridente nelle occasioni tragiche.
Quello che è preoccupante è che ha intenzione di proclamare lo stato di emergenza, forse per mettere più poliziotti a sua protezione per i prossimi spostamenti?
Sono felice di vedere che Current tv, il canale satellitare di Al Gore che ha trasmesso Citizen Berlusconi, ha più che decuplicato il proprio ascolto, raggiungendo quasi 70 mila spettatori medi nella fascia oraria di prima serata: un risultato che l’ha fatto balzare improvvisamente, e momentaneamente, in cima alla classifica delle reti sat, prima di Sky Uno e Fox Crime. Considerando le repliche, il film documentario ha raccolto più di 500 mila spettatori medi.
Mentre la stampa estera si chiede come può un simile personaggio ospitare un summit del G8 nella situazione in cui versa e Napolitano tenta di stendere un velo pietoso, per lui la crisi non esiste e i disoccupati sono dei comunisti.
Aggiornamento: Ecco l'arrivo a Viareggio (DOPO le premiazioni al teatro San Carlo di Napoli di cui sopra):
Il piazzista di Arcore non perde occasione per presentarsi sorridente nelle occasioni tragiche.
Quello che è preoccupante è che ha intenzione di proclamare lo stato di emergenza, forse per mettere più poliziotti a sua protezione per i prossimi spostamenti?
Sono felice di vedere che Current tv, il canale satellitare di Al Gore che ha trasmesso Citizen Berlusconi, ha più che decuplicato il proprio ascolto, raggiungendo quasi 70 mila spettatori medi nella fascia oraria di prima serata: un risultato che l’ha fatto balzare improvvisamente, e momentaneamente, in cima alla classifica delle reti sat, prima di Sky Uno e Fox Crime. Considerando le repliche, il film documentario ha raccolto più di 500 mila spettatori medi.
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