
Ieri sera, dopo mesi, ho riacceso la
tv, per godermi una decina di minuti del nostro fantastico telegiornale Studio Aperto.
Dopo un paio di servizi strappalacrime sulle tragedie famigliari che ogni giorno intristiscono il nostro bel paese, arriva il servizio sul
quindicenne morto a scuola dopo aver fumato uno spinello.
Ebbene, come si sospettava, evidentemente non era
hashish o marijuana quello che aveva fumato, anche
perché sarebbe stato il primo caso al mondo di decesso dovuto al
THC.
"Il ragazzo aveva fumato uno spinello di cocaina mista a crack" recita la giornalista. Gentile signorina poco informata, il
crack è cocaina, nella sua forma più pericolosa (e già la cocaina è seconda solo all'eroina), e non si fuma in uno spinello ma in apposite pipette, anzi con gli spinelli non c'entra proprio niente.
Il discorso continua tirando in ballo i vari filmati di ragazzi che rollano e fumano canne in classe (ma non è vietato fumare nei luoghi pubblici?), e annunciando una serie di controlli delle forze dell'ordine nelle scuole alla ricerca della droga letale.
Sono perfettamente d'accordo con il fatto che fumare canne a 15 anni di prima mattina a scuola non è proprio il massimo, ma non mi piace per niente il fatto che venga in questo modo criminalizzata la cannabis. Quel ragazzino è morto dopo aver fumato crack, non cannabis, e non è giusto dipingere la vicenda con altri colori.
Ben vengano i controlli nelle scuole, anche se non cambierà nulla, ma l'equiparare lo spinello alle altre droghe, senza far notare che
alcool e tabacco sono più dannosi della cannabis, crea solamente molta confusione, e i ragazzini assumono pastiglie di
extasy come caramelle, sniffano coca il sabato sera e
pippano il crack a ricreazione.
Perché, scusa, non è lo spinello che fa male?