Come previsto, l'era della privacy finisce anche su internet. I contratti con il proprio Internet Service Provider, che prevedono, a norma di legge, il rispetto della privacy dell'utente riguardo il traffico effettuato, sono carta straccia.
La settimana scorsa 3636 utenti, rei di aver condiviso file musicali sulla rete p2p (e un brano in particolare), hanno ricevuto a casa una raccomandata dello studio legale Mahlknecht & Rottensteiner, che opera per conto della casa discografica tedesca Peppermint (detentrice dei diritti di quel brano) e che ha ottenuto da Telecom Italia e altri ISP i nominativi degli utenti corrispondenti agli IP rilevati sulle reti di file sharing dalla società svizzera specializzata Logistep. Sebbene Telecom si fosse opposta alla richiesta di consegna dei nominativi, il Tribunale di Roma ha deciso altrimenti, accettando le tesi dei discografici. La raccomandata propone all'utente di collaborare con l'industria provvedendo alla rimozione dei file contestati e pagando una somma di 330 €. (tratto da Punto Informatico)
La questione apre polemiche per il fatto che l'IP è un dato personale, e che gli ISP non possono fornire tali informazioni. Insieme a Cortiana, anche Beppe Grillo esprime il suo parere.
Tutto ciò non lascia intravedere nulla di buono all'orizzonte. L'accordo tra SIAE e Authority, prima conseguenza della direttiva IPRED2, mette di fatto in grado organismi esterni alle forze dell'ordine di ficcare il naso nelle vite di tutti noi, nel nome della lotta alla pirateria.
Ma c'è di peggio: tutti gli operatori di rete statunitensi, i fornitori di accesso e di servizi online, i provider di servizi VoIP, le aziende del broad band e quelle del cavo, società satellitari e molte università dal 14/5/07 sono tenuti per legge a disporre di tecnologie che consentano alla polizia federale di accedere in qualsiasi momento alle attività online degli utenti Internet. Le conseguenze non sono limitate al popolo americano, dato che una parte cospicua del traffico Internet passa per i server americani. (Articolo su P.I.)
Tutto questo per combattere la pirateria? Ma non prendiamoci in giro. Per avere un'arma in più contro il terrorismo? Certo, sicuramente prepareranno il prossimo attentato in videoconferenza su skype...
Ragioniamo. Siamo nell'era della comunicazione globale, sempre più legati ad internet per comunicare, informarsi, ma anche comprare oggetti e prenotare le proprie vacanze.
Queste sono le informazioni che vogliono, per tenerci sotto controllo, e per propinarci pubblicità ad hoc. Follia? E questo, come lo spiegate? Neanche i giochi on-line si salvano (pubblicità in-game).
Mentre l'informazione getta sulla popolazione ansie e paure, dipingendo il mondo nel caos, per convincere la gente a rinunciare ad un po di libertà in cambio di protezione, si lavora velocemente per entrare, volenti o nolenti, nell'era del controllo globale. Lo sentite il rumore delle catene?
Nessun commento:
Posta un commento