Banca Dati del DNA

Mentre su tutti i media televisivi e cartacei si svolge il teatrino del divorzio di Berlusconi, si intravede tra i botta e risposta e le polemiche, che Montecitorio avanza, iniziando con la ratifica del trattato di Prum che istituisce la banca dati nazionale del Dna e la cooperazione con le banche dati dei Paesi che hanno aderito al trattato.
Durante la ratifica del trattato, la Camera ha bocciato a voto segreto un emendamento, che aveva il sostegno del governo, sui casi di prelievo forzoso del Dna.
"Correggeremo al Senato", ha commentato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. In pratica l'emendamento proposto dalle Commissioni consentiva l'accertamento del Dna anche nei casi di assenza di consenso della persona, se "assolutamente indispensabile alla prova dei fatti".

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Tutto è lecito in amore, guerra e campagna elettorale


La mia giornata comincia turbata dalla vista del manifesto elettorale della Lega, affisso proprio accanto a casa mia.

Spero che questa manifestazione di ignoranza e subdola mancanza di rispetto, non sia evidente solo a me.

Per i nativi americani, zoticoni ignoranti, si è trattato di un' invasione e sterminio, che nulla ha a che vedere con la nostra attuale immigrazione.

Dal 1610 iniziò lo sterminio dei nativi americani che proseguì fino al 1890, anno in cui il settantesimo cavalleggeri dell’esercito nordamericano massacrò la popolazione Lakota, nel Sud Dakota.
Assetati di oro, argento e pellicce, i bellicosi cow-boys a cavallo, armati di fucili, ebbero gioco facile contro popolazioni pacifiche che erano armate solo di archi e frecce, e non conoscevano la polvere da sparo, il denaro e la proprietà privata.
I furbi avventurieri sbarcati nel Nuovo mondo, cominciarono così a barattare con gli "indigeni del posto" oggetti di scarsissimo valore con pregiate pelli di lontra, e i propri vestiti rabberciati destinati alla pattumiera con le stupende pelli di castoro faticosamente procurate dagli "indiani".
L'America diventa il grande magazzino di pellicce per l’Europa. Agli indiani il compito di riempirlo.
Gli europei inoltre fecero conoscere ben presto ai "selvaggi" l'inebriante acquavite - che usavano per stordirli prima delle "trattative" – nonché altre "magiche cose" con le quali cercavano di ingannare gli ingenui abitanti del luogo. I furbi mercanti del vecchio continente fecero di questi espedienti preziosi alleati.
La trappola illusoria del vantaggioso baratto disorientò ben presto alcuni fra gli "indiani" più scriteriati. Diverse comunità, che mai avrebbero pensato di dover affrontare una situazione simile, si trovarono impreparate nel dover lottare contro questo mistificatorio nemico. Il nuovo nemico "rapiva la mente" degli stolti e giungeva a volte sino ad essere più forte del sacro rispetto per la veneratissima Madre di tutte le cose: Madre Natura. Un sacro rispetto, punto focale della cultura indiana, che ogni indiano aveva ben radicato dentro di se, almeno sino a quell’infausto incontro con l’uomo bianco. Madre Natura, prodiga di frutti benedetti, Madre Natura, amorosa dispensatrice di ogni bene, Madre Natura, madre di tutti gli animali, anche di quelli da cacciare e uccidere, per reale bisogno, in confronti leali e senza inutili sprechi.
La caccia, il commercio e la distorsione culturale mutarono radicalmente il sistema di vita e l’alimentazione delle tribù che giunsero così a dipendere completamente dagli scaltri europei.
Allo stesso modo dell'arricchimento di uno ai danni dell'altro e delle disuguaglianze fra uomini, anche la proprietà fu un principio che sfuggì completamente al nativo, che non riuscì mai a comprendere come si potesse pretendere di acquistare cose che appartenevano a tutti come alberi, fiumi, prati, spiagge o laghi... ma il problema non infastidiva per nulla il bianco, poiché quasi mai si parlava di "comprare": per lui le nuove terre erano abbandonate e non sfruttate, e la Bibbia stessa affermava che Dio li aveva guidati in quei luoghi. L’illusione del nuovo vantaggioso rapporto con il bianco però cedette presto il passo ai reali obiettivi dell’invasore, i nuovi arrivati palesarono le loro vere intenzioni e iniziarono così i maltrattamenti, i "selvaggi" furono trattati come schiavi, si abusò delle loro donne, le trattative non furono più rispettate. Così i poveri malcapitati, terrorizzati e increduli, per sottrarsi alla presenza dei bianchi, si ritirarono nelle foreste interne.



Alla iniziale generosità dei nativi, dunque, i bianchi, popolo eletto di Dio, cui era stata affidata "la divina missione", risposero con avidità e maltrattamenti d'ogni tipo, e non si fecero alcuno scrupolo poiché gli indigeni erano considerati "crudeli, selvaggi, barbari e figli di Satana".
La decimazione delle popolazioni native non avvenne solo con armi più avanzate, ma anche con l’esportazioni delle malattie occidentali per le quali i bianchi conquistatori erano vaccinati.
Per un certo periodo l’esercito americano fece addirittura strage di bisonti delle grandi pianure per togliere agli indiani la loro principale fonte di sostentamento e indurli alla resa e alla fame.

Tratto da Il libro nero degli Stati Uniti d'America

Concludo con una citazione a tema:
Quando l'ultimo albero sara' stato abbattuto,
l'ultimo fiume avvelenato,
l'ultimo pesce pescato,
Allora vi accorgerete che non potete mangiare il denaro.

La colonna infame

Venezia, elettricità dalle alghe

Venezia si prende la rivincita sulle alghe e le usa per produrre bioenergia.
La centrale ad alghe, un impianto di dieci ettari che dovrebbe sorgere in una zona industriale che ha difficoltà di riconversione di Porto Marghera, utilizzerà la biomassa derivata dalle alghe per produrre elettricità: dovrebbe produrre circa 50 megawatt all'anno, sufficienti per illuminare metà del centro storico veneziano, che consuma da 80 a 100 megawatt all'anno.
Le alghe sono allevate in laboratorio, trasferite in cilindri di plastica nei quali si inietta anidride carbonica e acqua, il che grazie al sole provoca la fotosintesi. La biomassa così prodotta è centrifugata e seccata grazie alla tecnologia al plasma di Solena. Il mix di idrogeno e monossido di carbonio che ne risulta è il carburante che attiva le speciali turbine. Il gas di scarico delle turbine, la CO2, è direttamente iniettato nell'allevamento di alghe. Il procedimento lascia un residuo di silicio che può essere riciclato nell'edilizia o nell'industria.

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Numeri e bilanci

Messico, 110 milioni di abitanti, in 10 giorni:
Casi accertati influenza: 802, decessi: 26.

Ponte 1 maggio, Italia, 9 milioni di auto sulle strade, in 3 giorni:
Incidenti: 965, decessi: 20, feriti: 878.

Fonte ANSA

Politica under 18

Passaparola del 4 maggio.

Google assume 200 capre

La notizia giunge direttamente dal blog ufficiale di Google:
«Al nostro quartier generale di Mountain View, abbiamo alcuni campi che dobbiamo periodicamente falciare per rimuovere le erbacce e i piccoli arbusti al fine di ridurre i rischi legati agli incendi. Questa primavera abbiamo deciso di assumere un nuovo approccio con basse emissioni di anidride carbonica: invece di utilizzare i rumorosi tosaerba alimentati a benzina e inquinanti, abbiamo affittato alcune capre dalla società California Grazing per far svolgere loro il lavoro (non stiamo scherzando). Un pastore ha portato circa 200 capre che trascorreranno una settimana con noi qui a Google, mangiando l'erba e fertilizzando allo stesso tempo. Le capre sono controllate anche grazie all'aiuto di Jen, un border collie. Ci costa la medesima cifra delle facialtrici, ma le capre sono molto più belle da guardare rispetto ai tagliaerba».



Accorso sul luogo, MG Siegler del sito web di informazione TechCrunch ha immortalato le nuove impiegate a quattro zampe e a tempo determinato di Google intente a ruminare l'erba nei pressi del quartier generale di Mountain View. In pochi giorni, le 200 capre hanno svolto con dedizione il loro compito, riportando un po' di campagna tra gli edifici di una società che è ormai l'emblema del progresso e della tecnologica su scala globale. Una scelta verde adottata anche dall'eterno rivale Yahoo, che aveva già sperimentato con successo il sistema degli erbivori al posto delle tradizionali e inquinanti falciatrici meccaniche. Soluzioni analoghe sono state intraprese anche in Italia, non solo da parte di aziende private, ma anche da parte delle amministrazioni locali, intenzionate a mantenere il verde cittadino con soluzioni a basso impatto ambientale.

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